Mcdonald’s in contrasto con la legge UE sull’imballaggio: il rischio di più plastica

Mcdonald’s in contrasto con la legge UE sull’imballaggio: il rischio di più plastica

Il colosso del fast food ha reso pubblico un documento in cui esprime la propria critica alla proposta avanzata da Bruxelles, che prevede di proibire l’utilizzo di imballaggi monouso entro il 2030. Secondo McDonald’s, tale divieto comporterebbe l’abbandono dell’impiego della carta come materiale per il packaging.

Le scelte dell’azienda americana

McDonald’s si oppone al nuovo regolamento dell’Unione Europea che prevede, tra le altre cose, il divieto degli imballaggi monouso nei ristoranti a partire dal gennaio 2030. Secondo uno studi del colosso del fast food, la proposta dell’Europa rischia di produrre l’effetto contrario a quello auspicato, ovvero di aumentare la quantità di rifiuti di plastica. Lo studio, realizzato da Kearney, esamina il settore della ristorazione informale, che include le grandi catene di fast food internazionali e i negozi di street food locali, dove prevalgono gli imballaggi in cartone (alcuni con una piccola percentuale di plastica), come scatole per pizza, cartoni pieghevoli, tovaglioli e tazze. Secondo Euractiv, il 56% di tutti gli imballaggi usati in questi ristoranti sono di cartone, il 24% di carta e solo il 7% di plastica, mentre il resto è costituito da materiali misti.

Mcdonald’s viola la legge UE sull’imballaggio: multe in arrivo?

Secondo gli esperti, il nuovo regolamento UE comporterebbe la fine degli imballaggi monouso in carta e cartone, considerati difficili da riciclare. Ciò porterebbe il settore a tornare a investire nella plastica, con un aumento previsto del 300% dei rifiuti di plastica prodotti dai consumatori solo durante la cena, e una crescita del 1500% degli imballaggi di plastica per l’asporto. Inoltre, il bisogno di lavare la plastica utilizzata durante i pasti dai clienti avrebbe un enorme rilevanza anche sul consumo dell’acqua, richiedendo fino a quattro miliardi di litri in più rispetto ad oggi, sollevando “nuove sfide in merito alla sicurezza alimentare“, ha affermato lo studio.

L’uso di imballaggi plastici riutilizzabili avrebbe anche un impatto sull’emissione di gas serra e sulla dispersione energetica, con una stima di un aumento del 50% delle emissioni per i pasti in loco e fino al 260% in più per il cibo d’asporto. Johan Aurik, a capo dello studio, ha dichiarato che tutti sono d’accordo sul problema dei rifiuti da imballaggio, ma che il passaggio agli imballaggi riutilizzabili non è necessariamente la soluzione per l’intero settore della ristorazione informale. McDonald’s ha sottolineato che il passaggio alla plastica riutilizzabile annullerebbe gli sforzi ecologici fatti con gli involucri di carta e cartone, che attualmente sono molto diffusi nei suoi ristoranti.

L’uso di bicchieri riutilizzabili non è più sostenibile

Jon Banner, vicepresidente esecutivo di una multinazionale americana, ha dichiarato che oltre al costo ambientale, l’uso di bicchieri riutilizzabili comporta anche un costo economico. Per essere economicamente sostenibile, un bicchiere riutilizzabile dovrebbe essere utilizzato dalle 50 alle 100 volte, il che è improbabile, comportando costi aggiuntivi per il settore. Banner ha citato l’esempio della Germania, dove McDonald’s è stata obbligata per legge a fornire tazze e bicchieri riutilizzabili, ma il 70% di essi non viene restituito dai consumatori, nonostante un deposito cauzionale di 2 euro. Il rapporto suggerisce l’ampliamento delle infrastrutture di riciclaggio per i pasti consumati in loco e l’esclusione dei riutilizzabili per quanto riguarda l’asporto.

La proposta della Commissione dovrà essere approvata dal Parlamento e dagli Stati membri, ma ci si attende una battaglia tra coloro che spingono per misure più ambiziose per l’ambiente e coloro che frenano citando le ragioni delle imprese che verrebbero colpite dal provvedimento.

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