
Alla fine Giuseppe Conte si dimetterà. Dopo interi giorni nei quali si sono rincorse voci, indiscrezioni, smentite e proclami, il Premier salirà al Quirinale per formalizzare le proprie dimissioni di fronte al Capo dello Stato, Sergio Mattarella.
Ora il ventaglio dei possibili scenari è ampio e variegato, e potrebbe succedere di tutto. L’impressione è che, nell’ipotesi in cui Conte non volesse ricucire con Matteo Renzi, la strada per le elezioni anticipate sarebbe spianata. A meno che, e gli italiani di certo non se lo augurano, non si opti per il famigerato “Governo tecnico”.
Ma, tralasciando il toto-poltrone, andiamo a vedere nel dettaglio cosa accadrà da stamattina fino ai prossimi giorni.
COSA SUCCEDE ORA
Quando il Presidente della Repubblica riceve le dimissioni del presidente del Consiglio, si innesca un meccanismo che può portare a molteplici soluzioni.
Per esempio, dopo consultazioni dei gruppi parlamentari, il Presidente della Repubblica può conferire un “mandato esplorativo” a un personaggio istituzionale. A tal riguardo, nel 2018, Mattarella conferì tale incarico al Presidente della Camera e a quello del Senato. Oppure, il PdR può dare il “pieno mandato” o il “mandato esplorativo” al Presidente del Consiglio uscente, che accetterebbe con riserva. Oppure, e questa è una strada mai seguita da Mattarella, può direttamente avviare delle proprie consultazioni al Quirinale: in questo caso servirebbe la presenza di entrambi i presidenti delle Camere, dei rappresentanti dei gruppi parlamentari di Camera e Senato e del Presidente emerito della Repubblica, ovvero, nel nostro caso, Giorgio Napolitano.
A COSA SERVONO LE CONSULTAZIONI
Le consultazioni servono al Presidente per sondare la situazione e, di conseguenza, assumere decisioni sulla nomina di un nuovo Presidente del Consiglio o sul conferimento di un altro mandato esplorativo. Qualora dovesse invece verificarsi l’impossibilità accertata di formare un nuovo esecutivo, Mattarella potrebbe – ma verrebbe da dire dovrebbe – sciogliere le Camere per andare a nuove elezioni. Addirittura c’è chi ha già individuato la data dell’11 aprile come quella delle prossime votazioni.
COSA PUÓ FARE IL GOVERNO DIMISSIONARIO
Con le dimissioni di Conte e fino al giuramento di un nuovo esecutivo nelle mani del Capo dello Stato, il Governo uscente rimane in carica per lo svolgimento dei cosiddetti affari correnti. Tra i quali rientra anche l’eventuale emanazione di decreti legge in casi di necessità e urgenza.
Con la crisi di Governo si ferma anche tutta l’attività parlamentare, eccetto quella necessaria per gli atti urgenti come la conversione dei decreti legge in scadenza. L’attività ordinaria delle Camere potrà riprendere solo quando il nuovo esecutivo avrà ottenuto la fiducia in entrambe le Camere. Saranno giorni difficili e intensi. Riuscirà Conte a strappare il suo terzo incarico da Presidente del Consiglio con tre maggioranze diverse?