Ciò che diamo per scontato ogni attimo della nostra vita ha, talvolta, radici inaspettate: il primo dell’anno non è un giorno pre-stabilito o con un preciso significato scientifico; si iniziò a festeggiare Capodanno in questa data solo dall’età romana di Giulio Cesare.
Prima del famoso governatore, infatti, l’anno romano (e quindi di gran parte dell’Europa/del mondo conosciuto fino ad allora) aveva il suo principio con Marzo. Quando Cesare si impegnò a promulgare questo nuovo calendario dovette anche sistemare la questione dell’anno bisestile, poiché, per causa della non-considerazione di questo, i giorni si erano scombinati in modo confusionario. Pensate che Caesar dovette far durare quel primo anno del nuovo calendario ben 445 giorni invece che 365, poiché, appunto, andava rimesso in sesto il normale svolgimento del tempo.
Il motivo per cui si scelse di far coincidere questo “nuovo inizio” dell’anno con il 1 gennaio, va ricercato nella tradizione pagana: i festeggiamenti risalgono alla festa in onore del dio Giano (da cui “Gennaio”) che si festeggiava subito dopo i Saturnali decembrini, le feste per il dio Saturno, e dopo il “Natale romano” del “Sol Invictus” (il 25 dicembre).
In realtà i Paesi europei, in seguito, festeggiarono il Capodanno ognuno in periodi diversi. Fu solo grazie a Papa Innocenzo XII che si decise per dare una stessa datazione a tutti gli Stati. Il primo Capodanno festeggiato dall’intero mondo Occidentale fu quindi nel 1691.
Durante il fascismo, e questo in pochi lo sanno, il Capodanno italiano venne spostato al 28 ottobre, in memoria della Marcia su Roma, ma fu presto ristabilito.