Un altro esposto contro il premier Giuseppe Conte. Anzi, per la precisione gli esposti dovrebbero essere due: uno presentato dal giovane varesino Stefano Angei ed uno dal suo amico – da poco laureato nello stesso ateneo – Simone Mansori di Sesto Calende.
La volontà di depositare l’esposto, fanno sapere i due, è nata dal confronto tra amici. “Anche se non comprendiamo a fondo le norme – afferma Angei a Il Giornale – dobbiamo rispettarle. Ma ci siamo chiesti: c’è un limite? Quando un diritto può comprimerne altri? Abbiamo deciso di fare qualcosa, di cambiare le cose, altrimenti è un solo lamentarsi. E allora abbiamo pensato all’esposto. In due settimane, a otto mani, l’abbiamo scritto”.
Il giovane Angei tiene a precisare due cose: la prima, nessuno nega la situazione di emergenza e la gravità della pandemia; secondo, non si tratta di un’iniziativa di carattere politico.
Nel testo dello scritto, gli autori indicano i diritti che, a loro parere, sono stati compromessi e le eventuali fattispecie penali ravvisabili, l’abuso d’ufficio e l’attentato contro la Costituzione dello Stato. E non tralasciano nemmeno il modo in cui i provvedimenti sono stati scritti: “norme fuligginose, per confondere …” si legge nell’esposto.
Un esempio concreto di ciò che non va riguarda le limitazioni alla circolazione a Natale e durante gli altri giorni di festa. “La provincia di Varese – dichiara Angei sempre a Il Giornale – ha un’estensione di 1198 km quadrati, che è di poco inferiore a quella del comune di Roma, che ha una superficie di 1285 km quadrati. Il mio diritto alla libera circolazione allora non è uguale a quello di un cittadino romano”.