“Come immaginavamo. Ancora una volta c’è stato un enorme lavoro da parte delle scuole per organizzare la ripartenza, con i nuovi orari scaglionati, le percentuali di presenza, la sicurezza e tutto e invece non si rientra, come era prevedibile”.

La dirigente scolastica dell’ITE Paolo Savi di Viterbo Paola Bugiotti commenta la notizia – confermata ieri con un’ordinanza firmata dal presidente di regione Nicola Zingaretti – che la riapertura delle scuole superiori nel Lazio slitterà a lunedì 18 gennaio, anziché all’11. Materne, elementari e medie sono invece rientrate in classe il 7 gennaio, come inizialmente previsto dal Governo.
Fino a quella data i ragazzi degli istituti secondari di secondo grado proseguiranno quindi con la DAD (Didattica a distanza) al 100%. Anche in questo caso però sorgono delle perplessità: “Finché non si risolvono problemi strutturali e infrastrutturali, di cui abbiamo più volte detto, che possano abbassare al minimo al rischio dei contagi è difficile riaprire in tranquillità”, spiega ancora la dirigente del Savi.
In effetti il tema della riapertura delle scuole è al momento, insieme ai vaccini, quello più dibattuto in Italia. Se infatti il Governo – e in particolare la ministra all’Istruzione Lucia Azzolina – hanno a più riprese ribadito l’importanza di far tornare i ragazzi alla didattica in presenza quanto prima e in sicurezza, come mai si continua a prender tempo? E soprattutto, perché non dare una volta per tutte indicazioni certe al personale scolastico per poter organizzare il rientro sui banchi in maniera definitiva, senza temere “sorprese” dell’ultimo minuto?