Nulla cambia sotto il cielo di Roma per quanto riguarda ‘l’esportazione’ dei rifiuti, si continua a guardare ai Comuni limitrofi per risolvere la questione.
Ma se Viterbo ha subito per tantissimo tempo, senza quasi profferire verbo, l’invasione di migliaia e migliaia di tonnellate d’immondizia di tutto il Lazio, i paesi dell’area romana invece hanno immediatamente reagito. E continuano a farlo.
Albano Laziale – discarica chiusa nel 2016 e riaperta dalla Raggi la scorsa estate – aveva subito messo in atto tutte le contromisure possibili e i cittadini avevano fatto sentire con forza la loro contrarietà.
E alla luce della proroga di sei mesi, fino al 15 luglio, firmata dal sindaco di Roma Gualtieri l’11 gennaio, sabato sono tornati a protestare, stavolta direttamente sotto palazzo Valentini, sede della Città Metropolitana, e davanti alla Regione.
Ma la battaglia contro i rifiuti di Roma riguarda anche Magliano Romano.
I sindaci e le associazioni dell’area temono che la riclassificazione della cava – un invaso di 890mila metri cubi attualmente attivo ma solo per gli inerti – possa essere finalizzata a risolvere in tempi brevi i problemi della Capitale.
Un sospetto che ha dato vita a una raccolta firme che sarà sottoposta al vaglio della Commissione petizioni del Parlamento europeo.