Tra Ursula e Draghi. I partiti tradizionali a Viterbo, non riuscendo a dipanare la matassa in vista delle Comunali, ora sembrano propensi a orientarsi su una possibile maggioranza di larghe intese.
Talmente larghe e ampie che potrebbero incamerare dalla Lega – anche se le dichiarazioni alla stampa del salviniano Fusco sembrerebbero escludere tale ipotesi – a Forza Italia, al Pd.
Al di là della litigiosità dei rappresentanti locali di cui abbiamo avuto prova nelle precedenti consiliature, il punto focale è: chi potrebbe essere il Draghi viterbese?
Dovrebbe essere una figura carismatica, competente, autorevole e soprattutto di polso, per tenere a freno il forte individualismo di alcune delle forze in campo.
Senza contare che, vista la difficoltà a mettere d’accordo anche soltanto tre gruppi – vedi il coordinamento unico del centrodestra -, pensare di riuscire a far convergere tante teste su un unico nome appare uno sforzo titanico.
Un’operazione che metterebbe in crisi anche i più esperti giocatori di Risiko.
Troppe sensibilità diverse, troppo distanti i valori per creare un amalgama funzionale a un governo cittadino che possa reggere quantomeno nel medio termine.
Viterbo non ha bisogno di un esecutivo eterogeneo, creato a tavolino per vincere. La città ha già dato.
Comunque se davvero si voterà l’11 e il 12 giugno – data che in queste ore si dà come la più accreditata – i partiti avranno un maggior lasso di tempo a disposizione per individuare il Draghi viterbese.
Intanto guardiamoci intorno: vi viene qualche idea su chi potrebbe ricoprire tale ruolo?